Giorno#19 – Km 5370 – Pellegrinaggio ad Atena

Dopo un buona colazione nel nostro ostello a conduzione familiare, prepariamo le valigie e ci dirigiamo verso le mete di oggi. Entusiasti delle visite ai siti archeologici dei ultimi giorni, oggi vorremmo vederne altri due, forse tre. Da queste parti pare essercene a bizzeffe e il nostro oste ce li consiglia tutti.

Arriviamo sul piazzale del parcheggio del sito di Priene e siamo i soli. Il guardiano ci osserva per capire se abbiamo sbagliato strada o se veramente siamo lì per entrare. Compriamo il biglietto. Quasi in veste da primi scopritori ci incamminiamo lungo le strade di questa antica città che secoli fa si affacciava sul mare. Tutto sembra essere stato lasciato così come il tempo nel tempo ha ordinato. Il teatro è il meglio conservato che abbia mai visto. C’è ancora l’altare a Dioniso posto al centro dell’orchestra. Intorno tutte le sedute per le persone di spicco ancora quasi intonse. Ci mettiamo a giocare. Saltelliamo in esplorazione tra gli spalti della piccola costruzione. Cominciamo a scattarci fotografie in sequenza, sperimentando la funzione ‘panoramica’. Ed è così che, tra una corsa e un’altra, al mattino, senza neanche il primo caffè, la caviglia mi cede e faccio un ruzzolone ‘da copione’. Riesco a mantenermi in piedi nonostante il cedimento del piede sinistro. Riprendo la verticalità e stoica vado a sedermi sulla poltrona successiva per terminare la sequenza degli scatti. Il dolore è lancinante ma fino alla fine del nostro gioco tengo duro.

Solo dopo crollo e una lacrimuccia mi scende sul viso mentre Adamo comincia a massaggiarmi la caviglia controllando che non ci sia niente di rotto. Riprendiamo l’escursione. Io mi fermo al primo incrocio. Il piede mi fa davvero male. Invito il mio compagno a continuare, almeno lui, per non perdersi l’agorà e tempio di Atena. Io lo aspetterò qui, seduta e dolorante. Dopo una decina di minuti torna da me. Gli chiedo com’è. Lui mi risponde che non è male, cercando di non tradirsi con gli entusiasmi e che ci vogliono meno di dieci minuti per arrivarci. Intuisco dal guizzo trattenuto dei suoi occhi che il luogo merita un mio sforzo e decidiamo di andare. Mi sento come una pellegrina in fin di vita che vuole raggiungere il tempio della sua divinità protettrice per chiederle la grazia. Spero di non avere nulla di rotto ma ora, dopo la pausa, le fitte sono ancora più forti. Cammino lentamente sul lastricato di marmo e guardo davanti a me la meta, mentre la caviglia pian piano riscaldandosi fa un pochino meno male. Salgo gli ultimi gradini prima di arrivare sul piazzale quasi con l’idea di rinunciare o di chiedere ad Adamo un passaggio tra le sue braccia. Ma la sfida oramai é diventata tutta mia e voglio assolutamente arrivare al tempio da sola. Mi si apre davanti un paesaggio di colonne mia visto prima. Cinque in fila da sembrare messe lì da poche settimane. Altre a terra nella magnificenza delle loro forme. Accatastate irregolarmente ma con grande armonia. Il fruscio delle fronde degli alberi mossi dal vento e cinguettio degli uccelli in lontananza rende il tutto ancora più suggestivo e sacro. Sarà l’adrenalina, sarà il dolore, sarà che sono ancora viva, sarà che siamo completamente soli, ma questo tempio è davvero stupendo. Mi siedo dove posso e mi guardo intorno. Rivedo il mare lì dove un tempo c’era e sento la forza dei secoli che sprigionano queste pietre.

Tornando verso la macchina la caviglia mi duole meno. Sarà stata la grazia di Atena o il camminare che l’ha riscaldata. Ci rimettiamo in macchina, stendo la gamba su un cuscino e ci dirigiamo alla volta di Mileto. A metà giornata arriva il regalo inaspettato e forse per questo più piacevole. Svoltando con la macchina su unastradina molto stretta ci si apre dinnanzi un altro sito. Didime, il celebre oracolo e santuario di Apollo detto Didimeo. Non servirebbe neppure scendere dall’auto per goderne la vista. Ma anche qui la mia testardaggine non mi da tregua e con tutta la caviglia malandata mi inerpico sul ciglio di una grande pietra per farmi scattare una foto. Forse la più bella e suggestiva di tutta la giornata. Per oggi siamo sazi di grecità. Si riparte alla volta della meta finale, Kaş, dove Duna ci aspetta.

Ma l’imprevisto è sempre lì ad attendere chi da lui si fa facilmente trasportare e a poche ore dall’arrivo, mentre stavamo decidendo se fermarci o meno per una cena fugace a Fithye, mi arriva un messaggio. Antonella, la nostra amica dei cuscini di Genova, inesauribile e sempre pronta ai colpi di scena, mi dice che è a Marmaris per un lavoro. Noi siamo sulla strada a circa un’ora da lei. Siamo stanchi e io ancora molto dolorante. Ma come dirle di no? Mi sta troppo simpatica. E forse c’è anche Renzo, il marito. Sarebbe davvero un peccato non incontrarli. E poi io Marmaris la conosciamo già e non sarebbe carino non fare gli onori di casa. Finisce così che mi armo di cellulare alla ricerca di un hotel e le comunico che in meno di due ore siamo da lei. Prenota il tavolo per la cena. Kaş oggi può aspettare.

Ringraziamo affettuosamente la famigliola con il chiosco-van affacciato sul lago, la coppia di cani, il Pastore turco, Mehmet per non averci sgozzati, la coppia di Sòfia, la Signora del ristorante, Lumi, Stefan, Vasy, Yuhai Shi, Milena, Fra, Stefano, Anna, Francesco, Linda la barista, Rachele, Buggy, Alessandro, Angela, Anna, Vittorio, Giovanna, Sara, Stefano, Antonella, Renzo, Manuela, Riccardo e Archimede.

CARLO, invece, l’ha vissuto così.

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4 pensieri su “Giorno#19 – Km 5370 – Pellegrinaggio ad Atena

  1. MaLa pls wonna see a photo of: paesaggio di colonne mia visto prima. Cinque in fila da sembrare messe lì da poche settimane. Altre a terra nella magnificenza delle loro forme. Accatastate irregolarmente ma con grande armonia. tx K

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